domenica 26 gennaio 2014

Ad Asolo, per raccontare le storie di personaggi leggendari,legati alla civiltà contadina


Ad Asolo,presso il ristorante Pane & Vino, è stata presentata la storia delle iniziative di Infocerere, lo speciale circuito di borghi rurali della rete dei borghi Europei del Gusto.

ASOLO MISTICA
Simboli esoterici, decorazioni simboliche, ombre di personaggi leggendari
Passeggiando tra le vie e gli angoli del centro storico di Asolo sono numerosi i luoghi legati ad antichi misteri, esoterismi e simbologie dell’arte. Il tutto arricchito dal lato nascosto delle leggende e degli spiriti che un tempo, o ancora oggi, hanno popolato questi luoghi.
La misteriosa forma della città (lo scorpione) e l’animale fantastico dello stemma del borgo (il pardo rampante) fanno da cornice ai simboli negli affreschi e nelle particolarità architettoniche dei luoghi storici del centro storico, dalla casa gotica, al castello, alle case dei personaggi del passato.
Gli affreschi con animali mitologici e fiabeschi compaiono già in via Browning e intersecano i loro misteri con la quadrifora con decorazioni a stelle a cinque punte di magia bianca della Casa Gotica e con i simboli esoterici e le figure mitologiche della Casa Longobarda.
Molte sono poi le storie sinistre che aleggiano attorno ai personaggi che hanno abitato Asolo: il veneziano Francesco Zorzi, noto alchimista e realizzatore del testo di cabala cristiana nel 1515 De Harmonia Mundi, il pittore veneziano Marius Pictor nella cui casa si dice risieda lo spirito di un fantasma che si palesa agli abitanti spostando mobili e accendendo il fuoco, la mitica Eleonora Duse, spirito femminile che ancora aleggia nella città.
E poi ancora personaggi leggendari e misteriosi tramandati dai racconti popolari del borgo di Asolo, figure che hanno animato le storie e le fantasie nei dintorni della Rocca, del borgo e del castello della Regina Cornaro:
- A lumiera: fuoco fatuo, luce di spiriti che di notte illuminava cimiteri, sentieri, strade e la rocca stessa a volte spaventando ma altre aiutando i viandanti in difficoltà nel buio della notte. A tutti rimaneva sul viso il marchio della lumiera: uno stampo a forma di chiave.
- El Masariol: spirito satirico e dispettoso che si presentava sotto forma di uomo vestito di rosso con le gambe lunghissime, tanto da scavalcare le colline, ma che a piacimento, per prendere in giro la gente, poteva trasformarsi in qualsiasi animale.
- I can de Baldan: spiriti sotto forma di cani che terrorizzavano i contadini e che si dice fossero appartenuti ad un uomo che nell’incendio della sua casa, vicino alla rocca, avesse preferito salvare loro piuttosto della famiglia.

domenica 12 gennaio 2014

La storia di San Zenone degli Ezzelini


Per i percorsi dell'Azione Abitare la Storia. i giornalisti e comunicatori invitati ad 'Asolo per Vivere'
visiteranno  San Zenone degli Ezzelini.

Situato nella pianura ad ovest di Asolo lungo la statale n. 248, S. Zenone degli Ezzelini si estende su una superficie di circa 20 kmq tra rilievi collinari, piccole valli ed aree pianeggianti. II suo territorio fu abitato in tempi remoti, come attestano numerosi reperti archeologici appartenenti a diverse epoche preistoriche a storiche. Parte della marca trevigiana, dal sec. X il territorio di S. Zenone appartenne ai vescovi di Treviso ed alla fine del XII sec. divenne possesso di Ezzelino da Romano il Monaco, che lo trasmise nel 1223 al figlio Ezzelino III detto il Tiranno. Questi, a causa della sua politica espansionistica, ebbe molti nemici a nel 1259 fu sconfitto a ferito a morte; il fratello Alberico, suo alleato, si rifugiò nel castello di San Zenone dove, dopo aver subito 1'assedio di una lega di feudatari, venne trucidato con tutta la famiglia. Dell'antico castello, ricostruito a nuovamente distrutto, rimane la torre, simbolo del paese. Nei pressi della torre sorge l'ottocentesco Santuario della Madonna del Monte (meglio conosciuto come "Chiesetta Rossa") dal cui colle si gode di un incantevole panorama. Una pala di Jacopo da Ponte, un crocifisso ligneo rinascimentale, statue dello scultore sanzenonese Francesco Rebesco ed affreschi del pittore Noè Bordignon adornano la chiesa parrocchiale di S. Zenone. Del patrimonio architettonico di S. Zenone risalgono al cinquecento la villa Tedesco e la villa Vignola, rimaneggiata nel settecento come la villa di Rovero, che è collocata al centro del paese di fronte al Municipio, mentre il località Sopracastello si può ammirare l'esterno di villa Rubelli.
Villa Rovero
























mercoledì 8 gennaio 2014

'Comunicare per Esistere' alla F.lli Barisan Auto di Pieve di Soligo


Sin dalla sua costituzione, nel lontano 1979, la concessionaria dei F.lli Barisan entra a far parte del gruppo FIAT, originariamente vi entra come officina autorizzata. Passano gli anni e la passione e la competenza abbinate ad una capillare conoscenza del territorio spinge i F.lli Federico Livio e Lucio Barisan a diventare organizzato FIAT, un gran bel traguardo raggiunto nel 1994. La serietà, la correttezza, la disponibilità, che erano state volano dell’ampliamento consentono di raggiungere in breve tempo risultati importanti e raggiungere traguardi importanti come quello di affermare nel proprio territorio di competenza e non solo i marchi rappresentati. Il mutamento del mercato, le nuove forme di vendita, la passione ed una sana ambizione sono la forte spinta che permette ai F.lli Barisan nel 2003, di costruire una nuova sede, importante, 13000mq , ubicata nel comune di Pieve di Soligo, in Via Quartier del Piave. La nuova struttura che ha una veste al passo con i tempi viene dotata di tutte le più innovative tecnologie per ampliare e consolidare la vasta gamma di servizi offerti ai clienti. La caratteristica che da sempre ha contraddistinto tutta la vita lavorativa dei F.lli Barisan e della loro attività è quella di avere sempre con i propri clienti un rapporto, diretto, franco ed umano. Moltissimi i servizi offerti alla clientela, e diverse le attività svolte, ora non vi resta che fare un giro in macchina ed andare di persona a verificare che quanto scritto è tutto vero.
Giuseppe Gaspari

martedì 7 gennaio 2014

A Covolo, lungo il tracciato della tramvia elettrica

A Covolo suggeriamo due soste del gusto.

Uno è lo snack bar Via e vai: oltre alla gentilezza tutta al femninile, il locale coltiva una sana passione per i vini del territorio.Un nagolo ove gustare in santa pace un prosecco di Nani Rizzi e altri. Davvero consigliabile una tappa !

Ma a Covolo vi è anche la mitica Pizzeria da Lino.
La storia della nostra pizzeria parte da lontano, inizia negli anni 60 quando il giovane Lino Durante si imbarca in cerca di fortuna in Perù. Dopo anni di duro lavoro fra pescherecci e gelaterie, è a Miami che conosce un pizzaiolo siciliano che gli insegna l’arte di fare la pizza sottile e croccante. Fatto tesoro dell’esperienza statunitense, Lino torna in Italia e decide di far rivivere il “sogno americano” a Ciano del Montello, dove nel 1975 apre la prima pizzeria del paese: un piccolo locale rustico e familiare dove si gusta una pizza sottile e fragrante, accompagnata magari da un piatto della nostra porchetta. Sono proprio questi i segreti del nostro successo che continua ormai da più di 35 anni:
prodotti semplici ma genuini serviti con tanta passione e cordialità. Nel 2010, visto l’affetto sempre più caloroso dei nostri numerosi clienti, abbiamo deciso di allargarci e di spostarci nel nuovo locale di Covolo di Pederobba, dove si coniugano tradizione e innovazione. Insieme ai nostri classici abbiamo deciso di apportare qualche novità: nuove pizze, una ricercata carta delle birre e finalmente anche ottimi dessert fatti in casa. Tutto questo rende la Pizzeria Da Lino una delle migliori pizzerie che potete trovare nelle zone del Montello fra Montebelluna, Pederobba, Cornuda e Crocetta.”




A Crocetta del Montello, lungo il tracciato dell'antica tramvia elettrica

Il tram operava una fermata in località Ponte dei Romani.
La denominazione del comune fino al 1928 era Crocetta Trevigiana. Il predicato servì per distinguerlo dall'omonimo comune della provincia di Rovigo. Nel 1928 cambiò l'appellativo in del Montello in riferimento agli eventi della Grande Guerra. Il comune è stato costituito nell'anno 1902 a seguito dell'accorpamento delle frazioni Ciano e Nogarè, staccate dal comune di Cornuda (Censimento 1901: pop. res. 4160). Da sempre molto legata all’agricoltura e all’allevamento, facilitati dalla fertilità dei campi, l’economia di Crocetta del Montello ha visto aggiungersi una nuova voce alle entrate negli ultimi decenni: il turismo, che sta pian piano popolando la zona soprattutto durante i mesi estivi.
La nascita di Crocetta è recente e in origine rappresentava un modesta località di campagna dipendente da Nogarè. Quando Ciano e Nogarè andarono a formare un comune autonomo (1902), si scelse di porre la sede comunale proprio alla Crocetta, a metà strada fra le due frazioni; attorno al municipio finì per svilupparsi l'odierna cittadina.
Crocetta si è sviluppata nei primi del 900 attorno a un canapificio costruito nel 1882 lungo il canale Brentella. Interessanti reperti archeologici rilevati in questa zona sono custoditi nel locale museo. Nel 1333, durante lo scavo per la costruzione del canale Brentella, sono stati rinvenuti i resti di un antico ponte romano. Nel 1320 gli eserciti degli Ezzelino e Cangrande della Scale si accamparono nella zona, prima di assaltare la vicina Montebelluna. Gli abitanti in antichità hanno sempre tratto il loro sostentamento dal vicino Montello con la vendita del legname e la raccolta dei funghi. Durante il dominio della Serenissima, per evitare il disboscamento eccessivo fu emanato un bando che regolamentava l'abbattimento delle piante; le piante qui tagliate servivano agli arsenali veneziani.”

Vogliamo ricordare a Crocetta del Montello due luoghi di meditazione e meritata sosta.
Uno è il Bar Tabaccheria, giusto al semaforo-incrocio con via Antonini: caffetteria, buona scelta di vini e stuzzichini, gentilezza, e ….belle ragazze!

L'altro luogo è la Trattoria da Luciano, autentico tempio della cucina veneta. Recentemente la trattoria ha ospitato la trasmissione televisiva L'Italia del Gusto (Sky,CafèTv24, web), per la serata 'Ghiotto Coniglio', sulle tracce di Luigi Veronelli. "L'Antica Trattoria da Luciano, situata a Crocetta del Montello, ospita da ormai due secoli la tradizione in tavola. Il locale ha un ambiente rustico e confortevole dotato di un ampio salone con veranda apribile che si affaccia su un verde giardino. Particolare cura è posta nella preparazione del menu che spazia da quello tradizionale veneto con tanto di paste fresche fatte a mano, ai gustosi piatti a base di cacciagione e funghi, il tutto accompagnato dall'ottimo pane di produzione artigianale. Ricca anche la proposta di dolci e semifreddi preparati tutti in casa e presentati in composizioni "artistiche" molto particolari."



Ad Asolo, alla Trattoria Ciarniei

L'Associazione l'Altratavola nasceva 22 anni orsono. L'aveva tenuta a battesimo Luigi Veronelli, direttore della rivista L'Etichetta, con tre appuntamenti ad Asolo e Casella d'Asolo.
Per ricordare Luigi Veronelli  e Daniele Canciani la trasmissione televisiva L'Italia del Gusto ha realizzato uno stage di informazione alla Trattoria Ciarniei di Pagnano, 'creatura' dell'oste veneto-friulano, recentemente scomparso.
A pochi chilometri dal centro storico di Asolo, c'è la trattoria Ciarnie I che è stata fondata nel 1967 dalla famiglia Canciani. Il locale è rinomato per il prelibato menù a base di piatti tipici della cucina veneto friulana.



Robert Bortolin, ovvero la carne d'autore a Farra di Soligo

Robert Bortolin è un tutt'uno con la sua macelleria, una autentica boutique della carne.
Per chi lo conosce, non meraviglierà invece che ben saldi e immutabili sono rimasti i principi alla base della sua professione: la scelta delle bestie rigorosamente al vivo, nelle stalle dei contadini,magari nelle montagne del feltrino e del bellunese, con quell'ostinato peregrinare che permette poi a Robert di garantire carne di prima scelta ai propri clienti.
La 'bottega' è luminosa, assai ampia: continuano a far bella mostra di sè i mitici salumi di tradizione, per cui Robert è conosciuto ben oltre i confini del proprio paese.
Fare salumi, lasciatecelo dire, è un 'arte, per davvero antica.
E qui, a Farra di Soligo, è esercitata ai massimi livelli!



A Crespignaga e Maser

L'abitato si dispone lungo la SP 84 "di Villa Barbaro", addossandosi ai piedi dei colli Asolani (è dominata dalla montagna Grande, 403 m s.l.m.). È l'abitato più occidentale del comune, trovandosi tra Coste e Casella d'AsoloI primi insediamenti umani avrebbero origini romane: un'ipotesi lo avvicinerebbe al nome proprio Crispinius. Nel Medioevo Crespignaga era nota per il suo castello, andato distrutto nel 1338 durante gli scontri tra Veneziani e Carraresi. Dell'edificio non restano tracce, se non le solide testimonianze dei documenti scritti e delle tradizioni. Citato sin dal 1168, si articolava in una cinta più esterna al cui interno sorgevano altre strutture fortificate, tra cui la casa del Bonifacino, residenza del signore. Le mura erano circondate da una frata, ovvero un'area mantenuta boscosa per impedire l'accesso degli aggressori.

Vogliamo ricordare un luogo di sosta, degno delle nostre libere meditazioni: l'Osteria Longon, in via Marosticana al civico 17.
Un tempo solo bar, il locale , grazie anche alla spinta delle nuove generazioni, si è trasformato
in un ristorantino che propone, al volgere delle stagioni, menù ispirati alla cucina di tradizione.
Non manca una certa creatività, frutto della genialità del giovane cuoco.
Sicuramente da visitare!



A Caerano di San Marco, le soste del gusto

A Caerano San Marco vogliamo ricordare l'Osteria da Caramea'  luogo d'incontro per giovani e meno giovani: ha saputo mantenere l'impronta di osteria autentica, contemperando tradizione e
iniziative per i giovani.
Sempre a Caerano San Marco fate un salto all'Antico Forno di Andrea Semenzin.
Abbiamo conosciuto Andrea,titolare dell'Antico Forno di Caerano San Marco, nel 2008.Per noi, cronisti dell’anima e delle suole di scarpe consumate in percorsi alla scoperta dei piccoli produttori, è stato un piacere scoprire un particolare pane rustico che ha accompagnato le nostre degustazioni e il taglio di mitiche sopresse in occasione di alcune degustazioni promosse da l'Italia del Gusto nella zona dell'Asolano e del Montello.
“Interpretiamo-ci aveva detto-, nel nostro forno quotidianamente, circa una ventina di tipologie di pane,con farine diverse e prodotti diversi, suggeriti anche dal volgere delle stagioni.Il giorno del sabato le proposte aumentano, perchè è la giornata di maggior lavoro”.
Andrea serve anche numerose altre botteghe del circondario, a dimostrazione che il consumatore ne apprezza la qualità.
“E' inutile nasconderci dietro un dito : il calo dei consumi c'è ed è evidente. Bisogna adeguarsi ai tempi mutati, calibrare la produzione e puntare sempre sulla qualità:”
L'Antico Forno propone anche una linea di dolci da forno artigianali, oltre a tutte le leccornie che coincidono con i tradizionali giorni del calendario.” Alcuni prodotti particolari non abbiamo il tempo materiale di farli: allora i clienti possono trovare dei prodotti di squisita fattura artigianale, che selezioniamo con cura.”
Quando Andrea parla, aggiunge sempre quelle idee e quella passione che rappresentano la linfa vitale per qualsivoglia attività artigianale.



A Posmon, in quel di Montebelluna

Una delle fermate del tram elettrico era a Posmon.
“La zona di Posmon, grazie alla sua posizione ai piedi delle Rive e alla peculiarità di avere una falda acquifera che scorre sotto la sua superficie, ha avuto insediamenti umani già da millenni addietro. Sono noti infatti gli scavi in corso che stanno portando alla luce una necropoli preromana e documentazioni storiche raccontano che furono visibili per secoli i resti delle mura di un accampamento romano.
Fu in seguito un feudo dei Collalto e durante la dominazione della Serenissima vi furono erette diverse ville tra le quali si distingue Villa Pola,con il suo pregiato affresco raffigurante le gesta di Carlo Magno,Villa Van Axel, al cui interno si trovano le prime raffigurazioni ad affresco di Venezia e Piazza dei Signori di Treviso,Villa Giustinian Rinaldi, Villa Contarini etc..
Lo sfruttamento della falda acqui-fera,attraverso numerosi pozzi artesiani, permise lo sviluppo di un villaggio che ebbe tra le sue attività principali la coltivazione delle verdure. L’importanza dei pozzi per questa zona è sottolineato dal fatto che lo stesso nome “Posmon”, deriva da pos bon cioè pozzo buono.
Nel 1991, allo scopo principale di sostenere la squadra che rappresentava il quartiere nel Palio del Vecchio Mercato, nacque il Comitato Festeggiamenti di Posmon.”
E' impossibile dimenticare nella vicina via Castellana la Macelleria Gastronomia di Rino Binotto.
La scelta delle carni avviene ancora rigorosamente al vivo, nelle stalle dei contadini (questa è la grande passione del Nostro). Poi nel banco della macelleria è tutto un fiorire di proposte, che assecondano la naturale evoluzione della professione: il macellaio si fa un po' cuoco e 'incontra'
le esigenze delle donne in carriera.
Ottimo il reparto dei formaggi: tutti i prodotti proposti rivelano scelte non banali.
La macelleria propone anche la carne equina.

Le soste del gusto in centro a Montebelluna

Una sosta del gusto che consigliamo è la Macelleria Equina dei F.lli Signor in Piazza Jean Monnet.
Esclusiva e rinomata macelleria  in centro a Montebelluna, presenta un vasto assortimento di carni di altissima qualità e prelibatezza. L'attività è a conduzione famigliare ma è conosciuta a livello nazionale. Grande cordialità e competenza.
Un'altra sosta, giusto accanto alla Macelleria, è il Caffè Teatro. Caffetteria e …. stuzzicheria di eccellenza , dove è possibile degustare i prodotti del territorio (leggi formaggi e salumi), accompagnati da una ottima scelta di vini locali. 
Vi è l'angolo della preparazione di panini, snack,tramezzini e quant'altro le nostre beneamate voglie ci suggeriscono!



Cartoleria Edicola Centro Servizi Punto a Capo

Ponte dei  Romani: davanti alla storica osteria si fermava la tramvia elettrica Montebelluna-Valdobbiadene.
Oggi (in attesa che venga riaperto quel tempio della storia), abbiamo visitato la 
Cartoleria Edicola Punto a Capo, ove Vania e Gianni, ci raccontano con entusiasmo i brani di una storia  centenaria.
Vania e Gianni sono qui da circa cinque anni: l'esistenza di questo incrocio porta naturalmente chi è di passaggio a notare il loro negozio.
“Così fra clienti di tradizione e avventori di passaggio, la nostra attività, nonostante le innegabili difficoltà di questa interminabile crisi, riesce a svilupparsi e a crescere”.
Dicevamo: edicola fornitissima, centro servizi assai fornito, un'area giochi riservata e un settore tutto dedicato ai regali e all'oggettistica di qualità.
Ci stupisce nei due giovani la voglia di fare impresa, il sorriso fiducioso che non indulge mai nella lamentela fine a sè stessa.
E' questo il mondo che ci auguriamo per il futuro delle giovani generazioni.
La storia insegna!



sabato 4 gennaio 2014

...Pinza con la Zucca

Author: Okkidigatta 
.... la Pinza con la Zucca è un dolce tipico Friulano ....ci sono molte varianti ....questa ricetta è dei tempi dei tempi ...
....da piccolina a volte la mangiavo "tuffata" dentro una bella scodella di latte caldo come cena ... ...confesso che lo faccio ancora qualche volta !!!!!! .....

Ingredienti :

1 kg di Polpa di Zucca
300 gr di Farina 00

150 gr di Farina di Mais
Gialla
150 gr di Zucchero

150 ml di Olio di Mais Cuore

150 ml di Grappa Bianca o Rhum

500 gr di Fichi
Secchi
250 gr di Uvetta Sultanina

2 Bustine di Lievito per Dolci
2 cucchiai di Semi di Finocchio

1 pizzico di Sale


Cucinare la Zucca a vapore, metter in ammollo l'Uvetta in un pò d'acqua tiepida e tagliare a pezzi i Fichi .
In una capiente terrina mettere le Farine, lo Zucchero, i Lieviti, un pizzico di Sale e mescolare; aggungere l'Olio, la Grappa e la Zucca passata al setaccio.
Infine aggiungere l'Uvetta scolata, asciugata e passata in un pò di Farina 00, i Fichi ed i Semi di Finocchio.
Lavorare l'impasto amalgamando in modo omogeneo tutti gli ingredienti .
Coprire una teglia con della carta forno bagnata e strizzata versarvi l'impasto cospargere la superficie con dello zucchero.
Mettere in forno pre-riscaldato a 160° per 1 ora circa . 
 
 

La pinza veneta

I giornalisti e i comunicatori dell'Associazione l'Altratavola hanno visitato in questi giorni il panificio Antico Forno (Caerano San Marco e Venegazzù di Volpago del Montello), per assaggiare un dolce di tradizione : la pinza.

La ricetta della pinza
http://www.leitv.it

La pinza veneta è la ricetta regionale che si prepara tradizionalmente per l’epifania: ecco la dolce ricetta della befana che anche gli adulti divoreranno!
Pronti a festeggiare l’arrivo della befana? Non lasciate che la calza dei bambini sia piena solo di caramelle confezionate, ma create con le vostre mani dei dolci deliziosi che bambini ( ma non solo) apprezzeranno! Mai sentito parlare della pinza veneta? Ecco la ricetta regionale da preparare proprio per l’arrivo della befana,
Preparazione:
Preparate la polenta gialla versando a pioggia in una pentola con un litro di acqua bollente: mescolate con cura e proseguite la cottura per almeno 30 minuti ( potete anche prendere la polenta a cottura istantanea che in meno di 10 minuti sarà già cotta!). La consistenza della polenta non dovrà essere troppo densa, ma dovrà essere un composto senza grumi e facile da lavorare: lasciatela quindi raffreddare.
Unite quindi alla polenta tutti gli altri ingredienti e mescolate l’impasto con un cucchiaio di legno per amalgamare il tutto: otterrete quindi un impasto più denso che verserete in una teglia imburrata e infarinata. Infornate quindi la pinza per 1 ora e 30 minuti a 170 gradi: servite il dolce tiepido spolverato con lo zucchero a velo. Gli adulti potranno accompagnare una fetta di dolce a un vino passito, con cui si sposa particolarmente bene!

La storia della rete ferroviaria in Ungheria

Eva Vinci, splendida ungherese, ci racconta da Eva lo 'stato' della rete ferroviaria in Ungheria, in preparazione al VII Festival Europeo del Gusto che si terrà a Grantorto (Pd) sul tema delle ferrovie dimenticate.

La storia delle ferrovie in Ungheria ha inizio nel 1846, con l'apertura al traffico della ferrovia a scartamento normale tra Pest (Budapest) e Vác.
Mappa della rete ferroviaria dell'Ungheria

I primordi (1846-1868)

Stazione di Budapest-Keleti (Budapest Est)
Una delle prime automotrici a motori termici della compagnia ACsEV
La prima linea ferroviaria, di 46 km, venne costruita e aperta al traffico il 15 luglio del 1846 tra Pest (Budapest) e Vác (tale data è tradizionalmente ritenuta quella di nascita delle ferrovie in Ungheria). L’anno successivo ad essa si aggiunsero i circa 100 km tra Pest e Szolnok ed entro il 1848 erano aperti complessivamente circa 200 km. Tra il 1848-49 le due tratte ferroviarie furono protagoniste del trasporto di truppe e materiale bellico nel corso dei moti rivoluzionari. Di massima le ferrovie erano state costruite da privati; nel 1854 il governo accolse il principio di corrispondere aiuti finanziari agli imprenditori con la garanzia di un interesse del 5% corrisposto in caso di mancanza di profitti. Tuttavia già negli anni cinquanta del XIX secolo a causa dei conflitti con l’Italia e con la Prussia le casse dello stato austroungarico si erano pericolosamente assottigliate e ciò condusse, nel 1859, alla decisione di vendere ai privati le linee già costruite a carico dello stato. Divennero quindi operative svariate compagnie ferroviarie di varia dimensione economica. Le maggiori società private furono:
La fabbrica Ganz nata a Budapest in questo periodo introdusse un nuovo metodo per la produzione di ruote in acciaio per rotabili ferroviari che vennero adottate da molte compagnie ferroviarie dell'Europa centrale. La Ganz si affermò presto come fabbrica ungherese di materiale rotabile e di trazione.
Le prime locomotive che circolarono in Ungheria erano di costruzione inglese, belga o americana, ma le compagnie austriache utilizzarono il più possibile materiale di trazione autarchico. Il rodiggio più utilizzato era quello 1-2-0 eccetto che per il materiale di provenienza statunitense, della Norris di Filadelfia, che era 2-2-0, il classico "American". Le locomotive per traino di treni merci furono le 0-3-0 (Classe "Erös" - "Strong") e successivamente le 0-4-0, mentre quelle per viaggiatori rimasero per molto tempo ancora le 1-2-0. Si trattava di macchine generalmente a cilindri esterni al telaio con distribuzione interna e privi di cabina vera e propria, in seguito dotate di semplici tettoie. Il combustibile usato era generalmente il carbone ma non mancavano le locomotive alimentate a legna. Il materiale rimorchiato era di massima di costruzione austriaca, cecoslovacca o svizzera. Dal 12 giugno 1867 in seguito al "Compromesso" (Österreichisch-Ungarischer Ausgleich) l'Ungheria otteneva una condizione di parità con l'Austria segnando il passaggio dall'Impero Austriaco all'Impero Austro-Ungarico. Ciò comportava tuttavia anche l’assunzione diretta della responsabilità dei trasporti nel territorio del regno di Ungheria con tutte le sue problematiche. La maggior parte delle compagnie ferroviarie aveva contrattualmente ottenuta la garanzia di ripianamento dell'"eventuale" deficit di esercizio da parte dello stato austriaco e ciò dovette essere onorato anche dal “nuovo” governo ungherese con la conseguenza di un pesante disavanzo di bilancio statale al punto che nel 1874 pesava più dell'8% del totale. Inoltre le compagnie, in maggioranza austriache, operavano tariffe vantaggiose in caso di trasporti verso l'Austria ed esose per i trasporti interni alla stessa Ungheria che ne risultava danneggiata nel suo sviluppo industriale e nei suoi interessi generali. Non bisogna trascurare inoltre il fatto che le stesse compagnie austriache evitavano la costruzione di nuove linee che potessero avere valore strategico avverso all'Austria o che fossero dirette verso i suoi confini. Nel 1868, il parlamento ungherese prese la decisione di nazionalizzare le ferrovie costituendo le MÁV (Magyar Államvasutak) e nel decennio successive avvenne il riscatto delle maggiori ferrovie private dell’Ungheria. Tra tale anno e il 1872 venne intrapreso un vasto programma di costruzioni ferroviarie a cui i privati poterono contribuire grazie alle garanzie e alle agevolazioni e alle integrazioni finanziarie previste dallo stato; ciò se da un lato promosse lo sviluppo delle comunicazioni dall'altro innescò non poche manovre speculative che a volte sfociarono anche in grossi scandali finanziari.
Nel 1873 fu fondata la "Arad–Körösvölgyi Vasút" e tra febbraio 1877 e settembre 1881 costruì la linea ferroviaria tra Arad e Boressebes. Nel 1881 un'altra compagnia, la "Arad–Csanádi" ottenne la concessione per costruire una linea tra Arad e Szeged e la realizzò rapidamente con tracciato ad "Y" tra novembre del 1882 e maggio del 1883. Nel 1886 le due compagnie si fusero in "Aradi és Csanádi Egyesült Vasutak"- ACsEV- (in italiano Ferrovie unite Arad & Csanad) e in breve tempo realizzarono il nuovo collegamento con Kisjenő, nel 1889 la diramazione per Csermő e tra 1889–1893 la linea della valle Crişul Alb fu prolungata fino a Brad.
Sin dal 1870 la MÁV iniziò a costruire in proprio il materiale rotabile dando luogo alla fabbrica che divenne poi la "MÁVAG". La prima locomotiva venne realizzata nel 1873 su progetto della Sigl ma presto la fabbrica si dotò di un proprio ufficio progetti e dagli anni ottanta vennero realizzati progetti interamente ungheresi. Nei due decenni successivi le MÁV introdussero riforme tariffarie favorevoli allo sviluppo dei trasporti su ferrovia e indussero anche una regolazione del mercato delle compagnie private rimaste in territorio ungherese. In tale periodo si costruirono poche linee importanti ma le direttive del 1882 resero possibile la costruzione di piccole ferrovie diramate o secondarie per alcune migliaia di km. La diffusione del trasporto divenne così molto capillare in tutto il territorio della nazione. Nel 1884 venne promulgata una legge che semplificava le procedure per costituire società ferroviarie e ciò consentì la nascita di varie piccole compagnie ferroviarie a carattere locale che costruivano le linee e poi contraevano accordi con la MÁV per gestirne l'esercizio risparmiando quindi l'onere di acquisto delle locomotive e del materiale rimorchiato.
Stazione di Pécs
.
Nel mese di giugno del 1874 veniva inaugurata a Budapest la prima ferrovia a cremagliera che permetteva di scalare la collina sovrastante Buda. Tra 1887 e 1888 la società delle tranvie di Budapest (Budapesti Közúti Vaspalýa Társaság) che già eserciva circa 167 km di tranvie urbane a cavalli costruì anche delle linee ferroviarie suburbane, con trazione a vapore, dalla capitale a Soroksár prolungate successivamente fino a Haraszti, Cinkota e Szentendre raccordate ai capilinea tranviari in alcuni punti. L'anno successivo la gestione delle linee ferroviarie venne assunta dalla nuova società Budapesti Helyérdekü Vasutak (BHÉV) che nel 1906 ne iniziò la trasformazione a trazione elettrica a corrente continua a 1000 volt.

Dal 1890 allo scoppio della prima guerra mondiale (1914)

Nel 1890 avvenne la nazionalizzazione della maggior parte delle compagnie private a causa del loro dissesto economico e entro il 1892 anche le ferrovie StEG (k. k. privilegierte österreichische Staatseisenbahn-Gesellschafte) e KKStB, private a dispetto del nome, vennero nazionalizzate completando l’ossatura basilare della rete ferroviaria. Sopravvissero solo quattro società private; due grandi, la Südbahn (SB/DV) e la Kaschau-Oderberg (KsOd) e le piccole Györ-Sopron-Ebenfurth e Arad-Csanád (ACSEV). La Ferrovia Kaschau-Oderberg (KsOd) e la Südbahn (SB/DV) sopravvissero fino al collasso dell'impero austroungarico. Le locomotive e il materiale rimorchiato ereditati dalla MÁV erano una vera e propria miscellanea di modelli in quanto provenienti dalle varie compagnie nazionalizzate e la maggior parte erano di costruzione austriaca. La MÁV individuati i tipi di macchine che le occorrevano stabilì contatti con Georg Sigl di Vienna per la loro costruzione; Sigl divenne per un certo tempo il suo maggior fornitore di locomotive che vennero di massima raggruppate secondo 4 categorie (o classi):
  • Classe I - locomotive passeggeri veloci, di rodiggio 2-2-0
  • Classe II - locomotive passeggeri per linee pianeggianti, 1-2-0
  • Classe III - locomotive per merci o passeggeri per linee acclivi, 0-3-0
  • Classe IV – locomotive per merci pesanti o da montagna, 0-4-0
Nel 1901 MÁVAG iniziò la produzione di locomotive a caldaia alta. La prima fu la "Classe Il" (1901, poi Classe 201) 2-2-1 "Atlantic" e la sua gemella compound, Classe Im (1901, poi Classe 202). Il periodo vide lo sviluppo di molti progetti nuovi e l'aggiornamento di modelli precedenti rivelatisi affidabili. Le locomotive costruite: Classe IIIe (1882, poi Classe 326), Classe IIIq (1893, poi Classe 325). Per le linee di montagna le locomotive passeggeri furono le 2-3-0, Classe Ih (1892, poi Classe 320) e, Classe Ik (1897, poi Classe 321). Per treni merci pesanti furono sviluppate le potenti macchine a quattro assi accoppiati Classe IVc (1895, poi Classe 421). Queste furono le ultime macchine a telaio esterno.
Su commessa della piccola compagnia ACsEV, la Ganz iniziò la costruzione di automotrici a vapore per separare i servizi viaggiatori da quelli merci. Il progetto si rivelò oneroso per l’esercizio e dal 1903 la ACsEV acquistò automotrici termiche a trasmissione elettrica costruiti dalla fabbrica Weitzer János di Arad per oltre 40 unità divenendo una delle prime aziende ferroviarie al mondo ad usare tali mezzi di trazione per trasporto passeggeri.
Tra 1909 e 1914 vide la luce la prima serie di 355 locomotive, di rodiggio 1-3-1, del gruppo MÁV 324 in seguito costruita in varie serie di cui 400 unità munite di forno Brotan.
Nel 1910 la MÁV era divenuta una tra le grandi società ferroviarie europee; la sua rete era stata in gran parte completata e strutturata in modo che buona parte delle linee facessero capo alla capitale Budapest. Nel 1911 venne introdotto il nuovo sistema di numerazione delle locomotive, rimasto in uso fino agli inizi del XXI secolo, che teneva conto del numero di assi e del peso assiale.

La prima guerra mondiale

Le ferrovie operarono intensamente durante le operazioni belliche e la MÁV effettuò molti trasporti militari. Kálmán Kandó, rientrato dall'Italia a causa dello scoppio della guerra, riprese la sua opera presso la Ganz (di cui diventerà nel 1917 direttore tecnico e successivamente direttore generale). Conscio del fatto che la produzione di carbone non sarebbe stata sufficiente alla domanda e che l'eventuale perdita delle miniere in caso di sconfitta avrebbe fatto collassare tutto il sistema basato sulla trazione a vapore si fece promotore della richiesta di una rapida elettrificazione della rete ferroviaria. Il suo interesse si spostò dall'alimentazione elettrica trifase a quella monofase e la linea ferroviaria Budapest-Hegyeshalom, da lui progettata, fu in seguito la prima al mondo ad adottare l'alimentazione a corrente alternata monofase a 15 kV e 50 Hz; nonostante le premesse la sua idea trovò comunque attuazione solo molto tempo dop; lo scoppio del conflitto prima e la successiva sconfitta del 1918 impedirono che l'Ungheria divenisse il primo paese al mondo elettrificato a corrente alternata monofase ad alta tensione.
In seguito alla carenza di rame nel periodo prebellico e bellico molte locomotive del periodo vennero costruite adottando la caldaia Brotan in acciaio. Anche alcune classi di locomotive come le 324, 375 e 376 furono riadattate con caldaie Brotan. In molti casi si fece ritorno al forno tradizionale nel primo dopoguerra ma alcune lo mantennero fino alla loro radiazione quali i gruppi 342 (1914), 442 (1917) e 328 (1919). A causa dell'eccessivo sovraccarico di lavoro del periodo un buon numero di locomotive Classe 342 e 328 vennero commissionate alla tedesca Henschel.

Il primo dopoguerra (1921-1938)

Locomotiva elettrica a corrente alternata V50 nel 1923
La prima guerra mondiale si concluse in modo disastroso per l'Ungheria con la perdita di circa 2/3 del suo territorio e del 50% della popolazione. Le sue ferrovie dovettero cedere per il risarcimento dei danni bellici un grande numero di locomotive e di materiale rimorchiato alla Romania e alla Jugoslavia ma anche se in misura minore a Cecoslovacchia, Polonia e Italia. Anteriormente al 1918 l'intera rete ammontava a 22.318 km e si ridusse (dopo il 1922) a soli 8.183 km. La rete statale MÁV, di km 7.784, divenne di 2.822 km. Delle 5.070 locomotive a vapore ne rimasero soltanto 1.882. Le carrozze passeggeri diminuirono da 13.885 unità a 4.812 mentre i carri merci, che erano complessivamente 119.360 scesero a meno della metà, 52.970.
Tutte le linee ferroviarie private della compagnia KsOd vennero a trovarsi nel territorio della neonata Cecoslovacchia e la maggior parte di quelle ACsEV si trovarono fuori dai nuovi confini. La ACsEV prima del 1920 aveva raggiunto i 391 km di rete. In seguito al mutamento delle frontiere nel 1920 più di metà della rete si trovò assegnata alle ferrovie rumene (CFR). Le SB/DV vennero divise in 4 nuove entità territoriali e confluirono presto nella rete di stato di Austria, Jugoslavia e Italia; la parte rimasta in territorio ungherese continuò ad operare e nel 1932 fu statalizzata divenendo la ferrovia Danubio-Sava-Adria (DSA). Il collasso economico postbellico non consentì la costruzione di nuove linee per cui vennero costruiti solo raddoppi di linee esistenti e vennero realizzate pochissime locomotive tra cui, nel 1924, una locomotiva per uso universale Classe 424, di cui vennero realizzate per carenza di risorse solo otto unità. Alle difficoltà del periodo si aggiunse la crisi della Grande depressione.
Venne comunque avviato il programma di elettrificazione delle linee per contenere i costi di esercizio basandosi sul sistema che era stato ideato da Kálmán Kandó (Alimentazione monofase a 16 kV 50 Hz per locomotive con motori trifase) per cui fu sviluppata nel 1922 il prototipo V50 e successivamente la locomotiva MÁV V40 che usavano un convertitore di fase rotante per trasformare l'alta tensione monofase in tensione di trazione polifase atta ad alimentare i motori di trazione; vennero progettate e costruite anche le locomotive elettriche "V60" per l'uso nella linea Budapest-Hegyeshalom a partire dal 1931. Quest'ultima fu la prima linea ad essere stata elettrificata a corrente alternata a 16.000 V a frequenza industriale di 50 Hz mediante catenaria di contatto. Furono realizzate anche automotrici diesel Classe Bmot e ABmot nel 1928. Nel campo delle locomotive a vapore per treni espressi nello stesso anno fu costruita la "Classe 22" (in seguito 275) e (nel 1936) la "Classe 242" a carenatura totale per i servizi rapidi. Le nuove costruzioni di carrozze passeggeri adottarono di serie il freno continuo automatico Westinghouse.

La seconda guerra mondiale (1939-1945)

L'Ungheria entrò in guerra nel 1941 ma solo dal 1943 vi si trovò coinvolta in maniera pesante. Fu così possibile proseguire nello sviluppo di una nuova locomotiva elettrica, la Classe V44. Il 19 marzo del 1944 la Germania occupò l'Ungheria e trasformò l'economia e le ferrovie in funzione delle esigenze del Terzo Reich. Il periodo fu caratterizzato da un intenso uso delle ferrovie per il trasporto di truppe germaniche del Terzo Reich. Anche il trasporto di carburanti dalla Romania verso la Germania impegnò le linee ungheresi e ciò fu causa di sempre più intensi attacchi aerei contro le linee di maggiore importanza; i danneggiamenti alle infrastrutture furono così gravi che quando l'Armata Rossa occupò i territori l'intero sistema ferroviario ungherese era collassato: più della metà delle linee principali e un quarto delle diramate era inagibile con l'85% dei ponti distrutti, il 28% dei fabbricati crollato e il 32% inagibile. Il materiale rotabile era in parte distrutto o venne ripartito tra i vari paesi vincitori. Solo 213 locomotive, 120 automotrici, 150 carrozze passeggeri e 1.900 carri merci erano in grado di essere utilizzati. La produzione ferroviaria della MÁVAG e degli altri stabilimenti venne orientata interamente alla riparazione dei rotabili danneggiati e alla costruzione di un gran numero di locomotive Classe 424. Entro il 1948 comunque era stato rimesso in sesto buona parte del necessario per una ripresa dell'esercizio. La prima riattivazione di una linea elettrica era avvenuta nell'ottobre del 1945.
Stazione di Budapest ovest.

Il secondo dopoguerra (1945-1948)

In seguito all'occupazione sovietica il materiale rotabile MÁV fu considerato bottino di guerra e pertanto sottratto al servizio ferroviario e venduto. Molte locomotive erano state portate in Germania durante la ritirata tedesca ed erano viceversa rimaste in territorio ungherese molte locomotive di costruzione tedesca che furono oggetto di scambio tra 1948 e 1952 per consentire una pur piccola riorganizzazione del parco ferroviario. I costruttori ungheresi vennero impegnati a produrre circa 1500 locomotive quali risarcimento bellico per l’Unione Sovietica, la Jugoslavia e la Cecoslovacchia. Per far fronte alle proprie esigenze la MÁV fu quindi costretta ad acquistare a prezzo contenuto 510 locomotive di guerra americane del tipo USATC S-160 "Consolidation". Venne avviata la ricostruzione delle infrastrutture dannaggiate dagli eventi bellici e nell'ottobre del 1945 fu riattivato il servizio a trazione elettrica tra Budapest e l’area carbonifera di Tatabánya. I ponti più importanti furono ricostruiti in maniera provvisoria in attesa del riarmo definitivo degli anni successivi. Nel 1948 sulle alture di Budapest venne costruita, su iniziativa delle autorità comuniste, una singolare linea ferroviaria a scartamento ridotto (760 mm) il cui esercizio venne affidato a personale composto di adolescenti, definito al tempo "giovani pionieri"; denominata Gyermekvasút la linea, ancora esistente, fa parte delle ferrovie statali ungheresi (MÁV) e si sviluppa per 11,2 km da Széchenyi-hegy a Hűvösvölgy.

Le ferrovie ungheresi sotto il regime comunista (1949-1956)

Nel 1949 i comunisti presero il potere con il sostegno dell'Armata rossa e avviarono un piano di rimozione forzata di gran parte della classe dirigente e pertanto anche delle ferrovie statali. Il Direttore generale della MÁV, László Varga in tale frangente venne condannato a morte con l'accusa di spionaggio e di aver procurato danno all'Unione sovietica favorendo l'acquisto delle locomotive usate americane. Tutte le ferrovie dell'Ungheria, pubbliche e private, principali e secondarie di qualunque tipologia vennero nazionalizzate e inglobate nelle MÁV.
4-8-0 locomotiva a Budapest ovest, nel 1972
Negli anni cinquanta le direttive staliniste impressero un programma accelerato di industrializzazione e di conseguenza anche la produzione di locomotive venne orientata a soddisfare le esigenze sovietiche. Vennero lasciate indietro le esigenze di ammodernamento della rete e del parco rotabili; fu sviluppata anche una nuova e potente macchina di rodiggio 2-3-2 (Classe 303), prodotta in pochissimi esemplari in quanto era ormai iniziata quella delle nuove locomotive elettriche; fu sviluppata, basandosi su esperienze svizzere, la Classe V55 a 5 assi di cui furono realizzati 20 esemplari ma si rivelò un insuccesso. Nel campo diesel-elettrico vide la luce la Classe M44, "Bo Bo" da 600 HP con motorizzazione Ganz-Jendrassik che fu costruita in molti esemplari per le ferrovie dell'area socialista. La rivolta del 1956 non arrecò danni sostanziali alle ferrovie.
Stazione di Tiszai a Miskolc.

L'abbandono della trazione a vapore e le elettrificazioni

Dal 1958 fu abbandonata la costruzione delle locomotive a vapore; l'ultima ad uscire dalla fabbrica per la MÁV fu la 375.1032. Verso la metà degli anni sessanta fu presa la decisione di abolire la trazione a vapore tuttavia la totale scomparsa del vapore si concretizzò solo nel 1986; per sopperire alle esigenze di trazione furono acquistate locomotive diesel di costruzione svedese o russa. In seguito alle direttive di stato, nel 1959, la Ganz e la MÁVAG dovettero fondersi divenendo Ganz-MÁVAG. La fabbrica di carrozze MWG di Györ fu riconvertita per la produzione di motori e di mezzi stradali. Le ferrovie ungheresi, sin dal 1931, avevano adottata la linea aerea a catenaria alimentata a 16 kV con buoni risultati. Passati i periodi più critici del secondo dopoguerra l'elettrificazione venne attivata sulle linee principali riservando la trazione diesel alle linee secondarie. La tratta elettrificata Budapest - Hegyeshalom (in direzione di Vienna) divenne operativa nei primi anni settanta. In seguito alle nuove direttive dell'UIC tuttavia, nelle nuove elettrificazioni, si iniziò ad adottare la tensione unificata maggiore di 25 kV in conformità alle nuove realizzazioni europee come avvenuto in Francia. Le locomotive di nuova costruzione cominciarono ad essere realizzate in modo da poter operare sotto ambedue le tensioni. A partire dal 1964 entrò in servizio la locomotiva elettrica, di disegno tedesco ma costruita in Ungheria, MÁV V43 a quattro assi motori, a corrente alternata, alla tensione di 25 kV 50 Hz e divenne il cavallo di battaglia della MÁV sia passeggeri che merci. Locomotive Diesel di grossa potenza vennero acquistate invece dall'Unione Sovietica (M62) e dalla industria svedese (M61). Rimasero carenti tuttavia le infrastrutture di linea.
Locomotiva diesel-elettrica M61 di costruzione svedese tipo NOHAB
A partire dagli anni novanta il traffico è profondamente mutato con l'aumento vertiginoso del trasporto su strada e la conseguente diminuzione dei passeggeri e delle merci trasportate e, pertanto, anche degli introiti delle ferrovie statali. L'Ungheria d’altro canto non ha potuto far fronte alla richiesta di trasporti passeggeri veloci essendo le sue linee principali atte a velocità massime dell’ordine dei 120 km/h e solo in qualche caso con punte di 160 km/h.

Gli anni duemila

MÁV è membro dell'UIC (UIC Code, 55);
MÁV, biglietti "Edmonson" nel 2012
Uno dei "Talent" delle ferrovie ungheresi, nel 2007
locomotiva MAV a Vienna
A partire dagli anni 2000 i governi hanno focalizzato l'interesse nel settore autostradale finanziando programmi di potenziamento ma non si è trovato conveniente farlo anche nel sistema ferroviario in particolare per quello regionale. Le linee ferroviarie esistenti ammontano complessivamente a 7606 km di cui, a scartamento normale, 7394 km, a scartamento largo (russo) 36 km e a scartamento ridotto 176 km. Sono stati ventilati negli anni più recenti programmi di dismissione di linee secondarie in parte operati e poi revocati. In virtù della posizione geografica l'Ungheria è un paese di transito per molti itinerari che interessano il centro e l'est europeo e ciò è stato motivo di preservazione di alcune linee fondamentali mentre molte secondarie sono state da tempo sospese o dismesse. L'interesse del trasporto è orientato verso i servizi cargo piuttosto che verso quelli passeggeri.
Anche la Magyar Államvasutak come molte altre amministrazioni ferroviarie europee è stata privatizzata separando il servizio passeggeri da quello merci con la creazione, nel 2007, della società "MÁV Start Zrt" (che gestisce il trasporto passeggeri) e, nel 2008, di "MÁV Cargo Zrt" (per il trasporto merci). Nel 2008 sono state create le ulteriori suddivisioni societarie, MÁV Trakcio per la gestione della flotta trazione e "Gépészeti" per la manutenzione.
Nel corso del 2007 sono stati acquistati un certo numero di convogli Desiro nonché altro materiale rotabile tra cui Stadler Flirt. Come risultato della collaborazione con le ferrovie austriache si è avuto un incremento del traffico internazionale Vienna e Budapest e si è sviluppato un accordo per servizi di qualità tra Budapest e Monaco. I programmi di sviluppo prevedono una sempre maggiore utilizzazione di Internet per l'acquisto di titoli di viaggio e la modernizzazione dei sistemi di informazione per i passeggeri. Il management di MÁV-START Zrt ha conseguito nel 2008 il pareggio di bilancio.
"MÁV Cargo" è stato in seguito ceduto e ha cambiato nome in "Rail Cargo Hungaria Zrt" e fa parte del gruppo austriaco "Rail Cargo Austria"; gestisce una flotta di 20 locomotive e un parco di circa 10.000 carri merci con una movimentazione di circa 10 milioni di tonnellate di merci.
La MÁV (Magyar Államvasutak) ha tuttavia intenzione di ri-accorpare in MÁV Start, entro il 2014, la società MÁV Trakcio (proprietaria della flotta trazione e della società di manutenzione Gépészeti. Il piano di ristrutturazione governativo ha previsto, per completare il programma di liberalizzazione, l'istituzione di un amministratore unico indipendente di tutto il network ferroviario dal 1 aprile 2013 allo scopo di aprire la concorrenza nel settore con l'eventuale creazione di nuove compagnie ferroviarie per il trasporto passeggeri. Sostanzialmente persiste un duopolio in Ungheria; oltre al gruppo MÁV, essenzialmente in mano allo Stato, vi è anche la rete GySEV (Györ-Sopron-Ebenfurth) ma anch'essa in mano pubblica. La maggioranza del capitale sociale (61% circa) è in mano allo Stato, circa il 33% è di quello austriaco e il resto in mano a privati. La rete è stata recentemente estesa con l'acquisizione delle linee
  • Fertőszentmiklós - Neusiedl am See, elettrificata nel 2004
  • Sopron-Szombathely di 62 km, acquisita da Magyar Államvasutak (MAV) nel 2001
  • Szombathely-Szentgotthárd, acquisita da MAV nel 2005
Nel 2005 la rete GySEV comprendeva 283 km di linee a scartamento ordinario, di cui 230 km elettrificati a 25 kV 50 Hz.
Per la preservazione della memoria storica ferroviaria è stato creato il Museo ferroviario di Budapest Fusti. La prima pietra venne posta il 22 novembre 1999 sul sito del deposito locomotive di Budapest Nord delle MÁV. La prima fase si concluse entro otto mesi con la creazione, da parte del Ministero dei Trasporti, di "MÁV Nosztalgia" una divisione della MÁV finalizzata alla gestione del parco storico. Il 14 luglio del 2000 venne inaugurato il più grande museo ferroviario interattivo di Europa con oltre un centinaio di veicoli ferroviari e attrezzature di varie epoche disposte in una superficie di oltre 70,000 m².