giovedì 26 dicembre 2019

BORGHI D'EUROPA A MARANO LAGUNARE, PER INCONTRARE GIORNALISTI E COMUNICATORI DELLE VIE D'ACQUA







Milano – Borghi d'Europa, nel quadro del Progetto “L'Europa delle Scienze e della Cultura”,patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico-Jonica) e da ESOF2020 (EuroScience Open Forum), promuove nel mese di gennaio 2020 un incontro di informazione del Percorso Internazionale Aquositas,Le Vie d'Acqua a Marano Lagunare,in Friuli Venezia
Giulia.
Anticamente Marano, sotto il patriarcato di Aquileia (capoluogo di una delle provincie del Sacro Romano Impero), era il punto di forza contro i nemici provenienti dal mare. La Repubblica di Venezia mirava a farla sua per avere il dominio incontrastato sull’alto Adriatico; nell’anno 1543 Marano passa definitivamente sotto il dominio della Serenissima che come ricordo lasciò alla cittadina il dialetto Veneto.
Vivere Marano significa visitare le Riserve Naturali, dove tuffarsi nella natura ed osservare dal vivo senza disturbare innumerevoli specie acquatiche e volatili che proliferano nel loro habitat naturale; un piccolo paradiso per i bambini e per i naturalisti.
Vivere Marano significa tuffarsi nel passato, bastano quattro passi nell'affascinante centro storico raccolto attorno alla torre millenaria per accorgersene. Significa tuffarsi tra mille sapori culinari, dove il pesce fa da padrone, legati alla tradizione "povera" tramandata nelle generazioni.
Vivere Marano significa tuffarsi nel divertimento popolare, con le innumerevoli serate che accompagnano tutta la stagione estiva, culminato in occasione delle feste paesane.
Per tutti questi buoni motivi Borghi d'Europa incontra i giornalisti e i comunicatori di
borghi d'acqua di altre regioni e di altri Paesi europei a Marano,proponendo una Via del Gusto singolare, basata sul racconto di uno straordinario personaggio : Roberto Regeni,
pescatore-birraio, creatore della Birra 620 Passi,che racchiude nel suo sapore storie di mare e di pesca, di gente friulana e di parlata veneta con una ricetta altamente innovativa studiata dai mastri birrai lagunari.

ESOF (EuroScience Open Forum) è il più grande incontro scientifico interdisciplinare in
Europa. Creato nel 2004 da EuroScience, questo forum biennale dedicato alla ricerca scientifica - ha raccontato nella sua intervista il professor Bruno Dalle Vedove-,e all'innovazione offre un’opportunità unica di interazione e dibattito tra scienziati, innovatori,amministratori pubblici, imprenditori e cittadini. Trieste è stata nominata Città Europea della Scienza 2020 ed è stata scelta come luogo in cuiospitare la nona edizione di ESOF, che si svolgerà dal 5 luglio al 9 luglio 2020, e sarà accompagnata da un Festival della Scienza aperto a tutti, Science in the City Festival che durerà invece due settimane, dal 27 giugno al 11 luglio 2020. L’incontro si terrà nell’area del Porto Vecchio, il vecchio scalo commerciale marittimo di Trieste che per decenni è stato il porto dell'Impero austro-ungarico e che ora è un patrimonio architettonico e industriale eccezionale.Il festival invece comprenderà tutta la città.”
Freedom for Science” si riferisce a una scienza che si pone problemi aperti, anche apparentemente irrisolvibili, con curiosità e metodo, senza restrizioni di credo o pregiudizi. “Science for Freedom” significa d’altro canto che la scienza è un linguaggio inclusivo, che fa dialogare persone di qualsiasi colore e genere, talvolta anche che sono in lotta tra loro. Nel riconoscere l’importanza di tale dialogo, Trieste si impegna a coinvolgere i Paesi dell’Europa centro-orientale, poco rappresentati nelle edizioni precedenti di ESOF, incrementando le opportunità di relazione, conoscenza scientifica, sviluppo di nuove carriere e business, facendo quindi un importante passo in avanti verso un'idea di Europa scientifica aperta e inclusiva.
Promotore e organizzatore dell’evento è la Fondazione Internazionale Trieste per il Progresso e la Libertà delle Scienze (FIT) che ha anche sviluppato un programma ad hoc, chiamato proESOF e caratterizzato da una serie di attività che precedono,accompagnano e seguono lo sviluppo dell’EuroScience Open Forum del 2020.m Tutti possono partecipare proponendo eventi, spettacoli, esposizioni, laboratori e molto altro.

L’Iniziativa Adriatico-Ionica (IAI) è invece un forum intergovernativo per la cooperazione regionale nell’area bagnata da questi due mari. È nata nel 2000, con un accordo sottoscritto ad Ancona da parte dei ministri degli Affari Esteri di sei paesi rivieraschi: Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia e Slovenia. Al centro della Dichiarazione di Ancona è stata posta la cooperazione regionale quale strumento di promozione della stabilità economica e politica e del processo di integrazione europea.

Ai sei membri originari se ne sono progressivamente aggiunti altri quattro: Serbia e Montenegro (dal 2002 insieme e dal 2006 separatamente), Macedonia del Nord nel 2018 e Repubblica di San Marino nel 2019.

Nell’arco di tempo coperto dall’iniziativa, spiega Renzo Lupatin, presidente di Borghi d'Europa, Milano sarà la capitale informativa del Progetto ‘L’Europa delle Scienze e della Cultura’: tutti i borghi e i territori della rete (trenta borghi di oltre 15 paesi e regioni d'Europa) presenteranno e racconteranno a giornalisti e comunicatori le loro storie, mettendo al centro la riscoperta di culture e luoghi sconosciuti”.

I trenta borghi saranno organizzati per aree tematiche: i Percorsi Internazionali di Borghi d'Europa, già presentati a Milano, nella sede del Parlamento Europeo nell'aprile del 2019.
Queste pagine vi faranno da guida.

lunedì 16 dicembre 2019

Qualità Vo' Cercando e il prosecco col fondo di Renzo Moret (La Svolta)



Tradizionalmente nella settimana che precede il Natale, i giornalisti e i comunicatori della
rete Borghi d'Europa promuovono un viaggio del gusto 'Di qua e di là del Piave', con visite,
interviste,incontri con Persone e Aziende che hanno segnato le storie dei mesi appena
trascorsi e che promettono di continuare a raccontarne di nuove.
Così è nato il percorso di Qualità Vo' Cercando, almeno quindici anni orsono.
Da lunedì 16 fino a lunedì 23 dicembre, si rinnova il viaggio, che quest'anno ha dei convinti
sostenitori nell'azienda Linda,Impresa di Servizi di Conegliano, nel Bio Birrificio Ca'
Barley di Sernaglia della Battaglia e in Laura Panizutti, Consulente Finanziario di
Conegliano.

I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa hanno fatto tappa all'azienda agricola La
Svolta di Renzo Moret a Santa Maria di Feletto (TV), per degustare l'ottimo prosecco col
fondo della Casa.
"La nostra è un’azienda con una grande passione di famiglia, uniamo di giorno in giorno
tradizione e innovazione, l’esperienza e la passione, per perfezionare scelte e ottenere un
vino autentico che assomigli così tanto alla sua terra da percepirne i profumi, da trasmettere
questa simbiosi che si crea tra terra e vite, capace di garantire una produzione di qualità.
Questa è la Svolta, un’azienda che ama la propria terra e ne ricerca il meglio per i propri
clienti. Situata tra le dolci colline nel comune di San Pietro di Feletto, nel cuore del
Conegliano Valdobbiadene DOCG, la cantina è aperta tutti i giorni, e dotata di un punto
vendita presso la sede, dove si possono degustare i vini di nostra produzione. "
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sabato 14 dicembre 2019

Ogliano nella rete dei Borghi d'Europa, nelle giornate di Qualità Vo' Cercando



Tradizionalmente nella settimana che precede il Natale, i giornalisti e i comunicatori della
rete Borghi d'Europa promuovono un viaggio del gusto 'Di qua e di là del Piave', con visite,
interviste,incontri con Persone e Aziende che hanno segnato le storie dei mesi appena
trascorsi e che promettono di continuare a raccontarne di nuove.
Così è nato il percorso di Qualità Vo' Cercando, almeno quindici anni orsono.
Da lunedì 16 fino a lunedì 23 dicembre, si rinnova il viaggio, che quest'anno ha dei convinti
sostenitori nell'azienda Linda,Impresa di Servizi di Conegliano, nel Bio Birrificio Ca' Barley
di Sernaglia della Battaglia e in Laura Panizutti, Consulente Finanziario di Conegliano.

Ogliano è situata sui colli a nord di Conegliano e a sud di Vittorio Veneto: i due capoluoghi sono collegati per mezzo di via Marcorà, che taglia la frazione di Conegliano e si collega a Carpesica e poi a Ceneda. Il paesaggio, caratterizzato dalla presenza di dolci rilievi di origine morenica, è intervallato da vigne, antichi borghi e case rurali, secondo il disegno datogli da secoli di economia agricola.Presso i colli al confine con la città, dove sorge Villa Giustinian, è presente un vecchio bacino artificiale inserito in una zona di interesse naturalistico: il Lago di Pradella. 
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venerdì 13 dicembre 2019

Nel borgo collinare di Ogliano, Borghi d'Europa alla Pizzeria Tre Stelle


I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa hanno fatto tappa alla Pizzeria Tre Stelle di
Ogliano (Conegliano),in occasione della settimana di informazione Qualità Vo' Cercando,Di
qua e di là del Piave.
Il locale ha partecipato fin dal 2011 ai progetti di informazione della rete, realizzando uno
stage volto a valorizzare le terre di collina.
La visita ha confermato la bontà della scelta : siamo certamente in una delle migliori pizzerie
del coneglianese.
Il borgo di Ogliano era stato inserito da Borghi d'Europa nell'elenco dei beni culturali del 2018
Anno Europeo del Patrimonio Culturale.

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OGLIANO,Terra di Vini e di Ville Venete
Il Percorso del Gusto

Occorre riandare al 1990, quando ad Ogliano,Edoardo Marcon (che aveva ereditato
una azienda agricola dal padre Angelo), si convinse che i salumi di casada di propria
produzione erano non soltanto buoni, ma che valesse la pena di proporli ai consumatori.
Così l’allevamento di maiali si è trasformato in una azienda a ciclo completo.

Oggi nell’attività vi è anche il figlio Simone che continua nel solco tracciato da
Edoardo.
Ma vediamo un po’ quali sono i ‘segreti’ del successo.
Anzitutto la qualità delle carni. Una lavorazione del tutto artigianale,rafforzata
dalle conoscenze e dal sapere della storia.Nessun utilizzo di conservanti.
Per una produzione che comprende la sopressa (con filetto o senza) : i salami
(con o senza aglio),l’ossocollo e sottocosta.
“ Ultimo nato in casa Marcon il salame a punta di coltello, con lardo tagliato a dadi,
pepe macinato a grana grossa, così come la carne.Il risultato ; un salame ‘rustico’
che viene apprezzato dalla clientela.”

Ma ‘i’ Marcon sono assai conosciuti anche per la porchetta, che spopola nelle feste
rionali,nelle sagre, nei bar, nelle osterie,nei ristoranti.
Vi è poi lo spaccio di casa, che apre nel fine settimana,per le famiglie e per i privati.


Così i giornalisti e i comunicatori della rete Borghi d’Europa hanno deciso di
degustare le delizie di casa Marcon, nella vicina Trattoria da Alice, in quel di
Ogliano. L’Osteria, gestita da mamma Alice e da sua figlia Marta, esiste da più
di cent’anni ed era conosciuta come la Osteria dae Mattane (forse il nome, forse
un sopranome per indicare la geniale bizzarria di chi gestiva il luogo).
La trattoria era chiamata anche dei 3 Venti, per via di una singolare confluenza
di tre flussi d’aria, che una meticolosa ricerca ha saputo indicare e nominare
( ve n’è traccia nelle etichette delle bottiglie di prosecco di casa Zardetto).
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sabato 7 dicembre 2019

La pizza di Villa D'Asarta a Porpetto, nel racconto di Nicola, Maestro Pizzaiolo



Roberto Regeni,nume tutelare del Birrificio 620 passi di Marano Lagunare, ha fatto conoscere
ai giornalisti e ai comunicatori di Borghi d'Europa,Nicola, talentuoso pizzaiolo del Ristorante
Pizzeria Villa De Asarta di Porpetto.

“Villa De Asarta è il ristorante di pesce di Udine, in località Porpetto, dove potete gustare ottime specialità a base di pescato fresco come la frittura di pesce dell’Adriatico e il pesce ai ferri.
Il locale è specializzato in pietanze tradizionali della cucina mediterranea, perfette per una cena in compagnia o un pranzo di lavoro. “

Nicola è stato intervistato dalla redazione multimediale di Borghi d'Europa ed ha potuto
raccontare, con grande semplicità e senso del realismo, i 'segreti' di una buona pizza : una
accorta scelta delle farine, giustamente mescolate nell'impasto (tenendo conto anche se il forno
è a legna o elettrico) ; un lungo periodo di maturazione (almeno 72 ore),per evitare il ricorso all'acqua minerale ; la scelta di prodotti soprattutto del territorio da utilizzare nelle guarnizioni
della pizza. Un po' scettico sul fenomeno delle pizze gourmet (che spesso rappresentano un'ottima scusa per sparare prezzi pazzeschi!),Nicola preferisce parlare di pizze speciali,che richiedono
un impegno e una laboriosità maggiori.
Proprio per questo alla pizzeria di Villa d'Asarta vengono proposte nel corso della settimana,
non il sabato e la domenica, che sono i giorni a più alta intensità di frequentazioni.

L'appuntamento dei giornalisti de Le Vie della Pizza a Porpetto è dunque ormai deciso :
l'accompagnamento con le birre di Roberto Regeni un altro motivo di attrattività.

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giovedì 21 novembre 2019

LUIGI VERONELLI, 15 ANNI DOPO, PUR SEMPRE MITO UNICO E LEGGENDARIO



 
 
Chiariamo subito: siamo tutti debitori a Luigi Veronelli figura leggendaria ed uomo autentico. Lo siamo all’enogastronomo antesignano e moderno insieme, al giornalista polemico, al fine scrittore, all’editore coraggioso, al precursore conduttore televisivo del settore, oltre che al filosofo ed anarchico sui generis. Con questo servizio speciale ricordiamo i 15 anni dalla scomparsa di Gino (così per gli amici veri), di quel tardo pomeriggio di lunedì 29 novembre a Bergamo, all'età di 78 anni, lui milanese appassionato ma cittadino del mondo. Ho vissuto quasi quindici anni a fianco dell’uomo Veronelli nel pieno degli anni più entusiasmanti, quelli della sua “L’Etichetta” e delle sue millanta Guide, in un ruolo che mi consentiva, soprattutto per la sua amicizia e fiducia, d’intervenire e conoscere ogni minimo particolare della sua vita professionale ed umana.
Tra aspetti di marketing e redazionali, viaggiando ovunque con lui (guai non disporre di automobili comode e sicure ove amava distendersi e riposare mentre ci scambiavamo idee, suggestioni e pensieri d’ogni genere. Da soli piuttosto che con le rispettive compagne di vita, tra confidenze personali, familiari e professionali d’ogni genere. Canzonandomi talvolta, quando dinanzi ad interlocutori insistenti driblava dicendo “parlate con Bruno, il mio padrone..”, lui che di padroni non ne ha mai avuto, anzi li spediva al diavolo per il suo istinto di “libertà vo cercando”. Sorrido amabilmente quando leggo od ascolto di gente che lo cita, mette immagini con lui o qualche epistola ed accenna a comuni pensieri, volendo sottolineare che “conosceva” Veronelli.., pur di poterlo citare, dimenticando che la gentilezza di Gino era tale che quasi mai disdegnava cortesia e disponibilità all’ascolto ed al dialogo. Proverbiale la sua “Corrispondenza pubblica e violata” a cui dedicava ore ed ore, anche quando lontano dalla sua dimora bergamasca di via Sudorno o quando dominava con la sua presenza gli uffici de “L’Etichetta” in via Barozzi nel pieno centro di Milano. Di lettere e messaggi ne riceveva millanta, tutti singolarmente esaminati e spesso anche di notte, sino a condizionare la sua vista usando quasi sempre la sua scrittura manuale volendo rispondere a tutti, prima di passarli alla sua segreteria od a chi, tra noi, doveva gestirli per diversi motivi. Negli ultimi suoi anni di vita l’attività fisica fu forzatamente ridotta nei viaggi condivisi ma non nella tenace linearità dei suoi interventi giornalistici o da enogastronomo, rallentando pertanto la nostra frequentazione. E quando la sera del 29 novembre fui raggiunto dalla notizia che ci aveva lasciato, la mia vita ebbe un sussulto che da allora mi accompagna con triste ma immensa dolcezza verso un uomo che, per tanti versi, era stato anche un rigoroso padre (c’erano vent’anni di differenza) rispetto a quello vero che avevo perso quando ne avevo solo 15. Seguì un mio saluto, inviato con fax, ma scritto a mano come a lui piaceva, in attesa del saluto che avvenne l’1 dicembre al Cimitero Monumentale di Bergamo tra tanta gente giunta da diverse terre, quella che a lui piaceva “camminare”! Di libri ed articoli su Gino Veronelli ne sono usciti a iosa, ma esemplare è “Luigi Veronelli” (Giunti e Slow Food editori) del genero e suo curatore personale Gian Luigi Rota e dell’autore teatrale e televisivo Nichi Stefi, persone con cui Gino ha avuto un profondo legame personale e professionale. Sovente il resto è noia autocelebrativa di chi, usando abilmente Gino ormai scomparso, ha voluto o vuole farsi pubblicità autoreferenziale, come la quantità di allievi veri o presunti che non si contano.. Al pari invece dell’immensa produzione giornalistica, editoriale e d’interventi di Veronelli che soprattutto nelle sue riviste (quelle dirette od edite da lui stesso, in primis “L’Etichetta” ed “EV”) ha saputo offrire spunti, meditazioni e lezioni intorno a Terra e Tavole prima di chiunque altro, od appena dopo (vedi Paolo Monelli, Mario Soldati, Gianni Brera) ma con una completezza unica e personalissima insieme ad un’eredità linguistica e con una continuità lessicografica e interpretativa. Perché Gino non era solo uno scrittore di vino, ma un intellettuale a tutti gli effetti, uomo coltissimo, grande polemista, pieno di coraggio e di personalità. Un vero Maestro riconosciuto da tutti, salvo qualche mediocre polemista della domenica o food blogger che l’ignorano o snobbano per totale ignoranza. Ed al di là dei suoi primi libri e collane come i primissimi sul vino: “I Vini d’Italia” del 1961 (Canesi Editore Roma), i Cataloghi Bolaffi sui vini e le pioniere “Guide all’Italia Piacevole” dal 1968 (Garzanti) e poi “Le Cose Buone di Veronelli”, il “Repertorio e Dizionario dei Vini” e tanto altro ancora. Abbiamo pertanto scelto solo alcuni pezzi dai suoi scritti, volutamente di anni distanti tra loro poiché ancora oggi risuonano attualissimi proprio in quanto universali nella filosofia d’un uomo eccezionale che, tra l’altro, soleva definirsi con semplicità “Non sono un maestro, sono un notaro” sottolineando che “Anarchia per me è la libertà dell’altro”! Non dimenticando episodi chiave e simbolo di grande libertà, come quando negli anni Ottanta, Veronelli viene nuovamente arrestato e condannato a sei mesi per aver indotto alla rivolta i contadini piemontesi, mentre vent’anni prima, nella primavera del 1961, l’ultima volta di un libro messo pubblicamente al rogo in Italia, nel cortile della Questura di Varese a bruciare fu “Storielle, racconti e raccontini“, opera del Marchese De Sade, pubblicato dalla sua piccola casa editrice nel 1957. In quegli stessi anni, tra metà anni ’50 sino ai primi del ’60 Veronelli realizzò, anche come editore, la rivista “Il Gastronomo”, che ebbe un inatteso successo e quale primo documento ufficiale della sua esaltante, quasi cinquantenaria carriera di giornalista e scrittore, esperto esemplare ed opinion leader in “cose buone”. Scrivendo, tra l’altro, nel suo primo editoriale: “Questa nuova rivista si rivolge ai gastronomi, ai cuochi e alle cuoche italiani, con l’intenzione di trattare e risolvere i problemi dell’arte gastronomica, di richiedere il rinnovamento dei nostri ristoranti perché si adeguino alle raffinate e pur semplici esigenze di una clientela educata (rinnovamento che ha dato in Francia e in altri paesi, risultati anche economicamente stupefacenti), e di ricordare alle gentili lettrici le purtroppo dimenticate ricette dei nostri vecchi e l’amore per la cucina… Solo la gente volgare giudica la gastronomia una disciplina volgare e la crede rivolta all’unica soddisfazione dell’appetito. Il mangiare ha tale funzione e non la gastronomia… Il vero signore - e può esserlo il più modesto degli operai e non esserlo il più titolato dei nobili - si avvicina alla tavola per soddisfare il bisogno dettato dalla nuova natura, ma, come in ogni altro momento della sua vita, è partecipe e consapevole di quello che fa, desidera farlo bene e trarne ogni piacere…La gastronomia si rivolge allo spirito di chi mangia perché sia indotto a raccogliere ed esaltare le sensazioni del gusto. Essa è l’arte del gusto come la musica è l’arte dell’udito, come la pittura, scultura, architettura sono le arti della vista. Così essa ha i suoi artefici, i cuochi, ed i suoi critici, i buongustai, e come ogni arte richiede ai suoi seguaci qualità elettive e meditato studio… La nostra rivista vuole aiutare i gastronomi e i cuochi a riportare la cucina italiana allo splendore di un tempo e si propone di iniziare un colloquio su tale aspetto, non il minore, del costume.”. Vent’anni dopo, agli inizi degli anni ’70, grazie ad uno scritto mai pubblicato su Panorama (con cui allora Veronelli collaborava, come poi avvenne con L’Espresso e tanti altre riviste e giornali) e ritrovato da G.A.Rota, ecco cosa scriveva sul cibo, come ancora oggi viene sottolineato per essere fedeli alla terra anche a tavola ed in cantina : “Sino a ier l’altro si ostentava massima sicurezza, nessun dubbio: utopia la difesa delle abitudini alimentari del passato; l’industria era il bene, il giusto, l’auspicabile; si andava verso il cibo chimico, addirittura la santa pillola, il prodotto unico, completo e razionale, quindi “industriale”, che avrebbe risolto magicamente ogni problema; e si brindava all’avvento della società del benessere… All’improvviso si ci è accorti: non del benessere, si correva alla società del malessere, con pericoli via via più scoperti di autodistruzione. La voce dei pochi, ed io tra quelli, che predicavano la necessità di rimanere fedeli alla terra anche a tavola e in cantina L’esigenza proclamata dei buoni cibi e dei buoni vini non era e non è una moda, non uno dei vari aspetti della conservazione o il retorico sconforto per il tempo passato degli accademici di cucina. Tutt’altro: è aspetto, certo non ultimo, della difesa giovane di quei valori umani che industrie avide e incontrollate vogliono distruggere e annullare. Giorno per giorno si precisa la volontà comune di una natura pulita: mari, boschi, campi, monti puliti, capaci di dare cibi puliti… Abbiamo bisogno di meditazione e di equilibrio: il “ritorno contadino” non è rifiuto della tecnica; è l’invito – anche e soprattutto nel nostro campo – a sottomettere sempre e comunque la tecnica al rispetto delle esigenze umane.” Idee chiare e nette, una filosofia non solo di vita ma quale strada da percorrere per tutto il mondo agroalimentare ed enogastronomico italiano. Ed ecco che nell’autunno 1983 nasce ed esce L’Etichetta, trimestrale (e poi bimestrale) che per originalità, impegno e bellezza sconvolgerà l’editoria enogastronomica italiana, con Direttore (sino al 1991) Luigi Veronelli.
Un’idea nata per descrivere la giornata del “giovin signore” (di pariniana memoria) che ricerca per sè il meglio in qualsiasi momento e gesto della stessa. Con una descrizione, come lo stesso Veronelli precisa, che ha, per ogni argomento, una doppia narrazione: un pezzo teorico, a cura di una grande firma o di un personaggio noto capace di provocare emozione; un pezzo pratico, a cura di un esperto, un giornalista specializzato, capace di indirizzare nella scelta dei migliori prodotti sul mercato. Il tutto con articoli corredati da immagini affidate ai più grandi fotografi, italiani e/o esteri che interpretano individualmente ogni numero, ed un’impaginazione e grafica di grandi eleganza e modernità. L’Etichetta”, dichiarerà Veronelli, “nasce col proposito di accompagnare e sottolineare il crescere dell’esigenza qualitativa. “Una rivista, numero via numero, che ha accompagna il lettore nella scelta degli oggetti, dei cibi e dei vini che servono alla sua vita materiale. Il mangiare e il bere corrispondono a precise necessità.” Un format nuovo e vincente, non solo in Italia, anche in Francia e negli Stati Uniti, che descriverà di persona, sottolinea Veronelli, di: un uomo dato alla gola, ed a tutti i piaceri sensuali e mondani - provati da me, goduti da me, scritti da me - ti racconterò la serie lunga e provocante dei cibi, dei vini, delle acqueviti e degli accessori di tavola.”
Il periodo in cui, nei tanti viaggi comuni in Italia ed all’estero, e durante le giornate del Vinitaly veronese, s’instaurano rapporti preferenziali anche con millanta persone, sia quelli fugaci, ma con individui che poi diranno d’avere intessuto rapporti importanti con Veronelli (falsi e bugiardi, costoro..), e tanti altri e veri personaggi (pur non famosi) che anche se con incontri fugaci per il poco tempo insieme, in realtà sono stati un riferimento vero. Come nelle giornate tra Veneto e Friuli di “Terra Madre” quella originale nella sua nascita (e non quella di Slow Food venuta dopo.., ma prima) tra aprile e maggio 1992, come anche da me raccontato su “L’Etichetta” grazie alla speciale collaborazione con l’Associazione per la qualità “L’Altratavola”. Giungendo poi agli ultimi anni di Veronelli ove, con straordinaria vitalità, Gino crea e sviluppa, insieme ai “giovani estremi” dei centri sociali, iniziative come “Terra e Libertà/Critical Wine”, ed elabora proposte rivoluzionarie quali il Prezzo Sorgente,. Ma soprattutto dando vita all’autocertificazione delle De.Co., le Denominazioni Comunali che permettono ad ogni Sindaco di dare valore, non come marchio di qualità, ma quale forte identità territoriale e storica di specifici prodotti, piatti o saperi, proseguendo a dare battaglia all’industria alimentare quando invadente ed equivoca come nella denuncia delle frodi dell’olio e dunque sempre a fianco dei “suoi” contadini e vignaioli del privilegio. E proprio ai giovani si rivolge: “Pensateci ragazzi. L’abbandono delle città, degli stabilimenti e il ritorno alla terra e al suo lavoro in condizioni ambientali, a volte difficili, a volte paradisiache, sempre di fronte al mare, alla campagna, ai boschi, ai monti. Con una remunerazione individuale assai alta, data l’eccellenza dei prodotti terragni, ottenuti con mezzi artigianali, se non addirittura manuali…(poiché, ndr) Nei fatti, ogni uomo, in ogni parte del mondo, con leggi giuste, potrebbe vivere con il lavoro della propria terra. Nella nostra patria - la patria è ciò che si conosce e si capisce - i contadini, sia piccoli proprietari, sia braccianti, potrebbero essere, per il favore del terreno e del clima, addirittura dei privilegiati”. Sono ormai 15 anni che Luigi Veronelli ci ha lasciato, ed oggi la sua “filosofia” è espressa in particolare con le iniziative del Seminario Permanente Luigi Veronelli di Bergamo, un'associazione senza fini di lucro intitolato al massimo degustatore e critico gastronomico del Novecento, che oltre ad eventi pubblica l’annuale “Guida I Vini di Veronelli”, e con l’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli presso la sede della Fondazione Giorgio Cini, sulla splendida Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, luogo di pensiero e di formazione dedicato al sapere della terra e della tavola, ispirata alle rivoluzionarie idee veronelliane. Oltre a quanti, come noi e pochi altri, quelli sinceri ed autentici interpreti, proseguono con varie attività cercando, molto modestamente, di onorare la sua filosofia. Certo è che Gino se ne è andato, e come qualcuno ha magistralmente scritto: “Lasciandoci un vuoto secco come una bottiglia senza allegria, un vuoto che pensare di colmare è ridicolo quanto impossibile. Ma ci ha lasciato la voglia di ribellarci e di seminare”…Evviva!!!
Bruno Sganga